TINA MODOTTI

Paese: Italia
Nascita: 1896 | Morte: † 1942

Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti, abbreviata in Tina Modotti (Udine, 17 agosto 1896 – Città del Messico, 5 gennaio 1942), è stata una fotografa, attivista e attrice italiana.

È considerata una delle più grandi fotografe dell’inizio del XX secolo, nonché una figura importante e controversa del comunismo e della fotografia mondiale. Opere della produzione fotografica della Modotti sono conservate nei più importanti istituti e musei del mondo, fra i quali l’International Museum of Photography and Film a George Eastman House di Rochester (New York), il più antico museo del mondo dedicato alla fotografia e la Biblioteca del Congresso (Library of Congress), la Biblioteca Nazionale degli Stati Uniti a Washington.

Diventa emigrante all’età di soli due anni, quando la famiglia si trasferisce nella vicina Austria per lavoro. Nel 1905 rientrano a Udine e Tina frequenta le prime classi della scuola elementare. A dodici anni, per contribuire al sostentamento della numerosa famiglia (sono in sei fratelli), lavora come operaia in una filanda. Apprende elementi di fotografia frequentando lo studio dello zio Pietro Modotti. 

Il padre decide di partire per gli Stati Uniti, presto raggiunto da quasi tutta la famiglia. Tina arriva a San Francisco nel 1913, dove lavora in una fabbrica tessile e fa la sarta, frequenta le mostre, segue le manifestazioni teatrali e recita nelle filodrammatiche della Little Italy. 

Memore della sua infanzia difficile, diventa volontaria del Comitato Italiano di Aiuto e, dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, della Croce Rossa Italiana (faceva parte dei comitati di accoglienza e si occupava della raccolta di fondi per i poveri). 

Frequenta mostre, manifestazioni teatrali. Durante una visita all’Esposizione Internazionale Panama-Pacific conosce il poeta e pittore Roubaix del’Abrie Richey, dagli amici chiamato Robo, con cui si sposa nel 1917 e si trasferisce a Los Angeles. Entrambi amano l’arte e la poesia, dipingono tessuti con la tecnica del batik. Grazie all’esperienza di Tina in materia di tessuti e all’estro artistico di Robo, ottengono parecchie soddisfazioni e riconoscimenti. La loro casa diventa un luogo d’incontro per artisti e intellettuali.

A Los Angeles frequentando alcuni attori ed attrici di Hollywood Tina, con la sua bellezza, non fa fatica a diventare in fretta una stella del cinema. Nel 1920 ottiene il suo primo ruolo da protagonista nel film The Tiger’s Coat. Ma lei sogna qualcosa di più per la sua vita e rifiuta tutte le regole dell’industria cinematografica, all’epoca impegnata più che mai a sfruttare il corpo femminile. Ben presto si stancò di quel mondo vuoto e fatuo che la annoiava e non la appagava.

Per la sua bellezza ed espressività è molto corteggiata e viene spesso ripresa dai fotografi Jane Reece, Johan Hagemayer e soprattutto Edward Weston. Nel 1921 inizia a posare per Weston e dopo qualche mese i due diventano amanti.

© Edward Weston, Ritratto di Tina Modotti, Messico, 1923

Intanto Robo programma il loro trasferimento a Città del Messico (gli erano state offerte una posizione di insegnante, uno studio ed una mostra), mentre Tina rimane a Los Angeles, recita in altri due film (Riding with Death e I can’t Explain) e prosegue il suo lavoro e la sua relazione con Weston. Robo in Messico viaggia molto e le lettere che scrive a Tina traboccano di idee e luoghi che fecero da preludio al suo enorme amore per il Messico. Tina inizia a programmare una mostra dei loro batik insieme alle foto di Weston.

Il 9 febbraio 1922 Robo muore di vaiolo durante un viaggio per il suo amato Messico. Tina arriva in tempo per i funerali e scopre, in questa triste occasione, un paese che a lungo la affascinerà. Da quel momento lei si dedicò ad organizzare la mostra tanto sognata dal suo compagno. Questa fu un successo, principalmente per le foto di Weston a Tina. Stava nascendo il mito di Tina Modotti, femme fatale, esotica, seducente, bellissima ed imperturbabile.

A marzo del 1923 rientra a San Francisco per l’improvvisa morte del padre Giuseppe. Alla fine dell’anno scrive un omaggio biografico in ricordo del compagno, che verrà pubblicato nella raccolta di versi e prose The Book of Robo.

Riallaccia i rapporti con Weston e stipulano una specie di contratto: in cambio delle lezioni di fotografia, lei avrebbe dovuto assisterlo in camera oscura, comprare i materiali e tenere i registri contabili (una vera e propria relazione le sembrava prematura da gestire emotivamente, vista la recente scomparsa di Robo).

A fine luglio 1923 Tina e Weston si trasferiscono in Messico, dove da poco c’era stata la rivoluzione. Allestiscono il loro studio fotografico e lei si occupa di organizzare la personale di Weston. Questa attirò un gran numero di persone e fu accolta dall’avanguardia artistica come la rivelazione di un nuovo genere. La coppia si avvicina agli ambienti artistici e politici, partecipando al movimento di rinascita culturale del paese. In questo periodo conosce, tra gli altri, Diego Rivera e la sua compagna Frida Kahlo, David Alfaro Siqueiros, Pablo Neruda

© Tina Modotti, Frida Kahlo, Diego Rivera, Manifestazione del Primo Maggio, Messico, 1928

La situazione politica in Messico era complessa e tutti gli artisti e letterati che frequentavano erano vicini al Sindacato dei Pittori, Scultori, e Tecnici Rivoluzionari. Lei si dedica assiduamente alla fotografia e produce alcune delle sue opere più belle di questo periodo (Roses, Calla Lilium).

Entrano in contatto con un gruppo di intellettuali, gli Estridentistas (avevano molto del futurismo italiano anche se ne detestavano la vicinanza al fascismo) e scattò una serie di foto in stile estridentista (Fili del Telefono, Stadio, Città del Messico, Esperimento di forme collegate).

La relazione con Edward era passionale e complicata, a causa dei molti amanti e corteggiatori di Tina. Avevano deciso di vivere liberamente le loro rispettive passioni, ma Weston, con la sua fotocamera, la possedeva come nessun altro. Molti nudi di quel periodo rivelano come si fondessero, nella loro vita, desiderio, passione, sensualità e fotografia.

Alla fine del 1924 Tina organizza la seconda personale di Weston alla Ciudad Atzeca e propone le sue opere per una collettiva al Palacio de la Minerìa. Amava stampare su carta platinata Willis & Clement (imbevuta di sali di platino, rendeva le immagini particolarmente morbide) e aveva già iniziato a trovare un suo linguaggio fotografico, che ammetteva, in soggetti ed ambientazioni, una fitta rete di connotazioni e simbolismi, dalla quale emerge sempre l’esperienza della vita. 

Fra il 1925 e il 1926, in tempi brevi e diversi, tornano a San Francisco, dove Tina incontra la madre ammalata, conosce la fotografa Dorothea Lange, acquista una camera Graflex. Rientrati in Messico intraprendono un viaggio di tre mesi nelle regioni centrali a raccogliere immagini per il libro di Anita Brenner Idols Behind Altars. Il loro legame affettivo si deteriora e Weston torna definitivamente in California. Lei ne soffre molto e i loro contatti proseguono per parecchi anni in forma epistolare. Rimasta in Messico, Tina documenta i murales di Rivera, Pacheco e Orozco (le sue foto furono pubblicate su riviste e monografie sui vari artisti messicani ed esposte negli studi dei migliori architetti di New York).

Nel 1927 inizia a frequentare Xavier Guerrero, muralista indios e radicale comunista, grazie al quale entrò in contatto con le radici profonde del Messico indios e conobbe le origini della lotta di classe, avvicinandosi agli indios Taruhumaran. 

Trasforma il suo modo di fotografare, in pochi anni percorre un’esperienza artistica folgorante: dopo le prime attenzioni per la natura sposta l’obiettivo verso forme più dinamiche, quindi utilizza il mezzo fotografico come strumento di indagine e denuncia sociale, e le sue opere, comunque realizzate con equilibrio estetico, assumono di frequente valenza ideologica: esaltazione dei simboli del lavoro, del popolo e del suo riscatto. Sue fotografie vengono pubblicate nelle riviste Forma, New Masses, Horizonte. In questo periodo conosce lo scrittore John Dos Passos e l’attrice Dolores Del Rio, ed entra in amicizia con la pittrice Frida Kahlo. 

Tina Modotti, Frida Khalo

Il 1927 è l’anno in cui inizia il suo attivismo politico: Tina si iscrive al Partito Comunista del Messico, lavora per il movimento sandinista nel Comitato “Manos fuera de Nicaragua” e partecipa alle manifestazioni in favore di Sacco e Vanzetti. In questo periodo documenta con le sue fotografie la realtà delle classi più povere della società messicana. I suoi scatti fanno il giro del mondo. Nel 1928 Inizia una relazione con il giovane dirigente del partito comunista cubano Julio Antonio Mella, conosciuto durante una manifestazione contro la condanna di Sacco e Vanzetti. Mella è oggetto di un attentato attuato dai sicari del colonnello Machado. Muore tra le braccia di Tina a soli 26 anni. Tina viene accusata di essere lei l’autrice, ma poi verrà scagionata. 

Dopo qualche tempo si avvicina sentimentalmente all’esule antifascista Vittorio Vidali. Essendo legato ai servizi segreti sovietici la porta ad abbandonare la fotografia per la politica. Espulsa dal Messico per motivi politici, Tina Modotti arriva in Europa. Sbarca a Rotterdam il 1 aprile 1930 e il giorno dopo venne caricata in tutta fretta su un treno e fatta partire per Berlino dove rimane per sei mesi (pensava che la città, al tempo la terza metropoli più grande del mondo, sarebbe stata l’ideale per la sua professione di fotografa, ma ebbe notevoli difficoltà ad organizzare la sua attività). In questo periodo partecipa a due missioni per conto di Soccorso Rosso in Svizzera e Spagna.

All’inizio di ottobre del 1930 decide di lasciare Berlino e raggiunge Vittorio Vidali a Mosca. Lascia la sua amata Leica per abbracciare la causa della rivoluzione. Rifiuta la proposta di diventare la fotografa ufficiale del Partito Comunista Sovietico – non voleva compromettere la libertà espressiva che aveva vissuto fino ad allora (Stalin, con un decreto del 1932, aveva definito il realismo sociale come stile artistico dell’Unione Sovietica). 

Iniziò a lavorare scrivendo articoli sulla rivista ufficiale del MOPR (ramo sovietico di Soccorso Rosso, di fatto la direzione centrale dell’intero movimento) e finito il lavoro seguiva i corsi di russo e quelli obbligatori di marxismo e leninismo. Negli anni successivi fa carriera all’interno del MOPR, diventando caporedattore e raggiungendo posizioni molto vicine al vertice dell’intera organizzazione.

Ed è proprio qui che la Modotti si trasforma: la bela y hermosa Tina diventa sempre più cupa, silenziosa e triste. Tina sacrifica l’arte per la politica e inizia a svolgere missioni segrete in giro per l’Europa. Partecipa anche alla guerra civile spagnola nel Quinto Reggimento delle Brigate Internazionali, con il nome di battaglia di Maria. Rober Capa e Gerda Taro le chiedono di tornare a fotografare. Inutile. Combatte comunque insieme a Vidali, suo ultimo compagno, nel conflitto iberico.

Il programma di Stalin, intanto, aveva portato alla soppressione del MOPR e da Mosca, gli amici del Comintern consigliarono alla coppia di non rientrare in URSS. Ad aprile del 1939, decisero di andare negli USA, ma a causa dell’enorme massa di profughi dall’Europa vennero intensificati i controlli e rifiutata l’accoglienza ai repubblicani spagnoli (lei viaggiava con un visto di rifugiata spagnola). 

Optarono allora per il Messico, che si era reso disponibile ad accogliere cinquantamila esuli. Tina rientra in Messico clandestinamente (era ancora in vigore il precedente decreto di espulsione) e visse i primi mesi con l’angoscia di venire riconosciuta ed espulsa. Conducono una vita difficile e la mancanza di soldi li costringe spesso ad adattarsi a sistemazioni precarie e molto modeste. In molti notarono come lei sembrasse sempre terribilmente stanca e non in buona salute. Cercò di porre fine alla relazione con Vidali, ma subì pressioni dai superiori del partito, in quanto, per Vittorio, agente della polizia segreta, il legame con una eroina della Guerra Civile Spagnola sarebbe stato utile.

Nel 1940 riesce a regolarizzare la sua presenza in Messico (viene annullato il decreto di espulsione del 1930) e inizia a lavorare come traduttrice, ma la sua salute peggiora visivamente. Nel marzo del 1941 Vittorio Vidali viene arrestato e Tina visse quell’episodio con il terrore di una incursione della polizia. Fino al suo rilascio restò rintanata in casa paralizzata dal terrore di un altro scandalo e della deportazione. 

La notte del 5 gennaio 1942, dopo una cena da amici, Tina Modotti muore, colpita da infarto, sul taxi che la sta riportando a casa. Come dopo l’assassinio di Julio Antonio Mella, la stampa reazionaria cerca di strumentalizzare la sua morte inquadrandola in una trama politica e attribuendo responsabilità a Vittorio Vidali (che due mesi dopo si sposa con Isabel Carbajal, sua amante da circa un anno). L’episodio rimane tutt’ora poco chiaro (un sofisticato dipartimento della polizia segreta sovietica si occupava di esperimenti con veleni e droghe capaci di far apparire gli omicidi come morti naturali), ma è certo che lei soffrisse di insufficienza cardiaca.

Viene sepolta nel cimitero della capitale: il Panteón de los Dolores. Sulla sua tomba i versi di grande poeta e suo amico Pablo Neruda

“Sorella, tu non dormi, no, non dormi: forse il tuo cuore sente crescere la rosa di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa. Riposa dolcemente, sorella”.

L’opera fotografica di Tina Modotti rimase a lungo dimenticata fino alla sua riscoperta, verso gli anni Settanta, in cui venne vista come intellettuale anticonformista a tutto tondo.Tina Modotti è una delle poche donne dell’epoca apprezzata per una capacità in un’attività in cui fino ad allora si erano contraddistinti soprattutto uomini: fotografia e fotoreportage. La sua esperienza nel campo fotografico è galoppante, dopo la frequentazione del fotografo Edward Weston da cui apprende le basi della fotografia, è la Modotti stessa a sviluppare ben presto un suo proprio stile utilizzando la fotografia “come strumento di indagine e denuncia sociale”. Nei reportage, in quella che altri fotografi definirono “fotografia di strada” la Modotti aveva idee ben precise, infatti  non cercò mai “effetti speciali”, a suo avviso la fotografia lungi dall’essere “artistica” doveva denunciare “senza trucchi” la realtà nuda e cruda in cui gli “effetti” e le “manipolazioni” dovevano essere banditi.

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