Paese: Stati Uniti
Nascita: 1923 | Morte: † 2004
Web: www.avedonfoundation.org
Richard Avedon nasce a New York il 15 maggio 1923 da una famiglia ebraica benestante in cui la madre aveva alle spalle una famiglia di produttori di abbigliamento e, il padre, nello stesso settore, aveva un negozio, l’Avedon’s Fifth Avenue sulla Fifth Avenue. Ha sviluppato fin da subito una passione per la fotografia da quando, a 9 anni, ha ricevuto la sua prima macchina fotografica. La vicinanza all’arte e alla moda, spinsero il giovane Richard, alla sola età di 12 anni, a iscriversi alla Young Men’s Hebrew Association (YMHA) Camera Club, un’associazione per giovani ebraici con la passione per la fotografia.
Con la sua Kodak Brownie Box cominciò il suo lungo viaggio all’interno della fotografia, dapprima immortalando abiti nel negozio paterno poi la sua famiglia, quindi sua sorella, vera e propria musa ispiratrice.
Studiò presso la DeWitt Clinton High School a New York City, dove strinse una forte amicizia con il futuro grande scrittore James Arthur Baldwin, con cui diresse il giornale della scuola “The Magpie” dal 1937 al 1940; l’anno successivo, presso lo stesso istituto, conseguì il titolo di “Poet Laureate of New York City High Schools”, poi la laurea.
Iscritto alla Columbia University per studiare poesia e filosofia, dopo un solo anno decise di abbandonare gli studi divenuti per lui troppo noiosi e decise di servire il proprio paese impegnato nella Seconda Guerra Mondiale. Si arruola nelle forze armate di US Merchant Marine nel 1942 dove con la Rolleiflex regalatagli dal padre prima della partenza, avrà inizio la sua carriera con l’incarico di realizzare fotografie per documenti di identità, foto di autopsie e di riconoscimento dei marinai caduti. Questo modo iniziale lo influenza per tutto il suo viaggio come professionista, nella sua visione della fotografia, maturando il gusto per il dettaglio ed il particolare.
Tornò in patria, nel 1944 si sposò (il matrimonio durerà solo cinque anni e terminerà con un divorzio) con l’attrice e modella Dorcas Marie Nowell (nota ai più come Doe Avedon) e, divenuto fotografo professionista, si iscrisse e studiò fotografia alla New School for Social Research a New York City, dove i corsi erano tenuti dal Alexey Brodovitch (direttore artistico della rivista di moda Harper’s Bazaar). Durante questo corso Brodovitch sviluppa un’ ammirazione verso il suo allievo e la suo visione fotografica. Comincia qui la collaborazione Avedon-Brodovitch dove quest’ultimo decide di integrare il giovane fotografo nel gruppo della rivista Harper’s Bazaar. Il sodalizio durerà vent’anni e qui Avedon arriverà a ricoprire la carica di direttore della rivista. In questi anni non si fece mancare nulla, non solo foto di modelle, ma anche scatti e ritratti in bianco e nero di personaggi famosi come Marilyn Monroe, i Beatles, Martin Luther King, Malcom X, oltre a persone comuni, scene di vita ed episodi particolari come nel 63’ in Time Square, dove vengono immortalate svariate persone che espongono copie di giornali riportanti la notizia dell’assassinio del presidente Kennedy.

Non è un caso se nel 1959 realizzò il suo primo libro “Observations”, con ritratti di personaggi famosi, il tutto correlato da testi di Truman Capote; nel frattempo, è il 1951, e trovò il tempo per convolare a nozze con Evelyn Franklin da cui ebbe l’unico figlio John, oggi scrittore. Sotto la tutela di Brodovitch, nel 1961 diviene fotografo principale di Harper’s Bazaar.
Dall’inizio della sua carriera, egli era affascinato dalla capacità della fotografia di evocare la vita dei soggetti e di estraniare ancora di più la loro personalità. In questo modo gli elementi vitali e rivelatori di un’immagine sono proprio le pose, pettinature, vestiti e accessori che differenziano e caratterizzano il soggetto stesso.
Pubblica la sua ultima copertina di Harper’s Bazaar nell’aprile del 1965 per poi unirsi alla rivista Vogue (per la quale lavorerà per circa 25 anni) realizzando la maggior parte delle copertine e diventando direttore nel 1973, carica che rivestirà fino al 1988; nel frattempo, nel 1964, era uscito “Nothing Personal”, una nuova raccolta di fotografie in cui compare un saggio dell’amico James Baldwin.
Con Vogue comincia la sua nuova fase della carriera professionale all’insegna di nuove sfide creative quasi in concorrenza con Irving Penn e gli image makers inglesi capitanati da David Bailey, divenuti famosi con il successo del mito della Sweet London che era la nuova capitale delle tendenze giovanili.
Avedon reagisce a questo scenario in modo lodevole, porta all’estremo il suo stile teatrale e coinvolgente. Per lui l’idea di sfogliare una rivista Vogue doveva essere un vero e proprio piacere per l’occhio. Ed è qui che nascono le leggende sul confronto tra i due grandissimi fotografi Penn ed Avedon. Man mano che passa il tempo, i suoi scatti, durante gli anni sessanta acquisiscono un carattere ancora più gioioso e leggero. Difatti faceva saltare le modelle per immortalare come se stessero galleggiando come degli angeli nell’aria. Non si ferma qui la sua fame di novità e rivoluzione, andava sempre alla ricerca di nuovi scenari, tenendo il passo di fotografi più giovani riuscendo anche ad ottenere modelle come Twiggy, Shrimpton, Veruschka e Penelope Tree.
E’ il 1973 quando esce “Alice in Wonderland”, in cui i personaggi ritratti hanno pose e gesti studiati, quasi fino alla teatralità mentre, l’anno dopo, fa scalpore con una mostra fotografica presso il Museum of Modern Art (MOMA) in cui “celebra” gli ultimi istanti di vita del padre dilaniato dal cancro.
Nel 1977, introdotto da un saggio di Harold Brodkey, pubblica “Photographs 1947-1977”, una raccolta di sue fotografie, i suoi primi trent’anni nella moda; otto anni dopo ecco “In the American West 1979-1984” in cui racconta, attraverso ritratti, la vita e la storia di vagabondi, minatori, cowboy e disadattati dell’Ovest degli Stati Uniti.
Avedon collabora con importanti riviste come il “Rolling Stone” e il “The New Yorker” diventando, per quest’ultimo, dal 1992, il fotografo personale e principale di tutti i tempi; l’anno successivo vede la luce “An Autobiography”, in cui sono comprese 50 sue foto e poco meno di 300 scatti che variano da personaggi famosi come Marilyn Monroe e Andy Warhol, a sua madre e suo padre, senza tralasciare persone comuni e malati di mente, il tutto senza un vero ordine cronologico, ma quasi a creare una reale storia di vita. L’anno successivo, viene insignito del “International Center of Photography Master of Photography Award”.

Nel 1994 vince il “Prix Nadar” grazie alla nuova raccolta “Evidence 1944-1994”, oltre 600 fotografie che celebrano 50 anni di lavoro: foto di moda, ritratti, schizzi, provini e lavori giornalistici.
Nella sua lunga vita fotografica ha ricevuto numerose lauree honoris causa, nel 2003 ha ottenuto il “National Arts Award” alla carriera e il “Royal Photographic Society’s Special 150th Anniversary Medal and Honorary Fellowship” per il contributo all’arte attraverso la fotografia.
Richard Avedon si è spento in Texas a San Antonio dove si trovava per lavoro, era il primo ottobre 2004 e fu colpito da un’emorragia cerebrale. Le sue opere continuano a essere esposte presso il Museum of Modern Art e Metropolitan Museum of Art di New York, e il Centre George.

La sua fotografia si caratterizza dall’assenza totale di elementi di disturbo sullo sfondo che isolano il soggetto da distrazioni visive e danno libero sfogo alla cosiddetta naturalezza, che in fondo non è, perché ogni scatto è elaborato. Nei suoi scatti fotografici fa emergere l’anima ed il carattere del soggetto, contribuendo alla realizzazione del ritratto psicologico. Questa estrema semplicità che caratterizza i suoi ritratti ha catturato da subito l’attenzione del mondo artistico e pubblico. Nella sua concezione di fotografia di moda, da espressività alle modelle, che non hanno più il ruolo di appendiabiti, ma diventano esseri umani in carne ed ossa, vivi, colti di emozioni. Con i suoi ritratti si percepisce la rivoluzione dei canoni dell’epoca cercando di rendere trasparente l’anima del soggetto e la sua essenza utilizzando sia personaggi pubblici tra cui Marilyn Monroe, Janis Joplin, Brigitte Bardot, Andy Warhol e Sophia Loren ma anche persone comuni.

Nel suo stile fotografico si capisce che è amante delle emozioni forti e dell’estremo, uno stile che si identifica in tutti i suoi capolavori. L’obiettivo è quello di mostrare la vera essenza di chi posa, le sue debolezze, le sue imperfezioni e la sua verità interiore. Quindi porta alla superficie la loro personalità. L’aspetto esteriore è come riflesso della realtà interiore e quindi il carattere della natura di qualcuno o qualcosa. In altre parole, l’approccio di Avedon alla fotografia, è essenziale, innovativo ed appassionato ma allo stesso tempo teatrale e trasgressivo. Cerca di sottolineare il contrasto tra quiete e moto.