Paese: Svizzera
Nascita: 1933 | Morte: † 2014
René Burri nasce a Zurigo nel 1933 da una famiglia benestante. Aveva solo 13 anni quando scattò la sua prima foto all’allora primo ministro britannico Winston Churchill, durante una visita in Svizzera. Prima della fotografia, però, le sue passioni furono la pittura e il cinema e per tale motivo decise di frequentare la scuola d’arte di Zurigo, dove ebbe l’opportunità di studiare composizione, pittura e disegno.
Finita la scuola cerca di dare seguito a questa passione tentando il mondo del cinema. Le opportunità date dalla Svizzera in quel periodo erano molto limitate, decide quindi di dedicarsi alla fotografia che si avvicina alla cinematografia.
Così nel 1950, all’età di 17 anni, entrò nella scuola di fotografia della sua città. Fu in questi anni che iniziò a lavorare come regista e a realizzare i suoi primi documentari, usando la sua prima macchina fotografica, una Leica.
Nel 1955, René, grazie ad amico Werner Bischof, presenta alla Magnum Photos un reportage su alcuni bambini sordomuti che ebbe da subito un grande successo. Venne, infatti, pubblicato sulla prestigiosa rivista Life e poi ripreso anche da altre grandi testate europee. Entrato a far parte della Magnum Photos, di cui diventa membro nel 1959 e successivamente anche presidente, inizia la sua intensa attività come fotografo di reportage in giro per tutto il mondo alla ricerca di nuove storie da raccontare.
Uno dei più celebri reportage è quello svolto nel ’59 sui tedeschi. Il servizio è permeato da una certa vitalità che si concilia in maniera curiosa con l’evidente richiamo alla geometria e all’ordine, tipico dell’interpretazione che i tedeschi hanno di loro stessi. Non mancano scene inusuali, risultato del mondo in cambiamento che coinvolge tanto la Germania quanto il resto del mondo. “I Tedeschi” rimane un lavoro eccelso che però non si pone l’obiettivo di sciogliere le trame più intricate del tessuto sociale della Germania. La mano del fotografo è guidata da un interesse più neutrale che cattura i soggetti che destano in lui curiosità e che, quasi incidentalmente, raccoglie anche cocci di realtà con cui dipingere un frammentato eppure intrigante mosaico umano, storico e sociale.

Altri importanti reportage degli anni Sessanta sono quelli su Picasso, su Giacometti, su Le Corbusier, su Fidel Castro e su Che Guevara. Burri ritrae Picasso nella sua casa in Costa Azzurra, a tavola con i nipoti, catturando alcuni bellissimi scorci di vita quotidiana di una delle icone del ‘900. Nel 1960 fotografa Alberto Giacometti, mentre a occhi chiusi modella una delle sue sculture più note. La serie di ritratti fatta a Ernesto Che Guevara è del 1963 all’Havana, dove si trovava insieme alla reporter americana Bergquist, della rivista Look, che seguiva la rivoluzione castrista. Burri fotografa Castro mentre scrive, mentre beve il caffè e anche mentre fuma il sigaro. Sarà quest’ultima foto a fare il giro del mondo, diventando un simbolo della rivolta studentesca.

Verso la seconda metà degli anni Sessanta e poi negli anni Settanta va a lavorare in Egitto, in Israele, in Vietnam e poi anche Beirut. Degno di nota è il suo documentario sulla guerra dei 6 giorni, il rapido e sanguinoso conflitto avvenuto nel ’67, tra Egitto ed Israele. Nel 1982 Burri diviene presidente dell’agenzia Magnum Photos e nel 1991 venne nominato Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere del governo francese.
Il suo lavoro più corposo è forse anche quello che generalmente attira meno l’attenzione. Si tratta dei numerosi reportage provenienti da tutto il mondo. Le tematiche variano da un lavoro all’altro; lo stile è leggero spesso giocoso, sono scatti naturali che ben si allineano con le regole del fotoreportage e della street photography.
La costante è sempre la figura umana ed il suo modo d’essere, che diviene tanto più degno di nota quanto più stravagante e curioso. Anche l’ambiente umano è fondamentale come l’architettura. Il connubio tra umanità e geometria vive nel design degli edifici cittadini; non stupisce dunque il fascino che la città esercita sul fotografo.
Sono famosi i suoi scatti su Brasilia, la capitale del Brasile, una città che, in seguito ad un’attenta pianificazione urbana, stava andando incontro ad un processo di trasformazione massivo ed unico.

René Burri muore all’età di ottantuno anni il 20 ottobre del 2014 nella sua amata Zurigo. Ha avuto una carriera lunga e fruttuosa contraddistinta dal successo e dall’apprezzamento. Lui però è sempre rimasto umile di fronte alla fortuna, senza mai rifiutare un sorriso e qualche parola simpatica per tutti.
Lo stile di Burri può racchiudersi in una frase da lui pronunciata:
”Non ho mai pensato di voler diventare fotografo”.
A partire da questa consapevolezza, di volta in volta Burri ha saputo cogliere la potenza del particolare, uno sguardo, un gesto, rimettendo ai posteri l’eternità dello scatto, immortalato quasi per caso.