Paese: Germania
Nascita: 1944 | Morte: † 2019
Web: www.peterlindbergh.foundation
Peter Lindbergh, pseudonimo di Peter Brodbeck (Leszno, 23 novembre 1944 – Parigi, 3 settembre 2019), è stato un regista e fotografo di moda tedesco.
Nato a Leszno (Polonia) nel 1944, ha trascorso la sua infanzia a Duisburg (Renania Settentrionale-Vestfalia). Ha lavorato come vetrinista per un grande magazzino locale e si è iscritto all’Accademia di Belle Arti di Berlino nei primi anni ’60. Ricorda questi anni:
“Ho preferito cercare attivamente le ispirazioni di Van Gogh, il mio idolo, piuttosto che dipingere i ritratti obbligatori e i paesaggi insegnati nelle scuole d’arte …”.
Ispirato al pittore, si trasferì ad Arles per seguire le sue tracce. Dopo aver trascorso otto mesi dipingendo e vendendo i suoi quadri ai mercati del luogo, si rimise nuovamente in viaggio, facendo l’autostop in giro per l’Europa e il nord Africa. In seguito ha studiato pittura libera presso il College of Art di Krefeld. Viene invitato di presentare le sue opere, influenzate da Joseph Kosuth e dal movimento concettuale, alla rinomata Galerie Denise René – Hans Mayer nel 1969. Dopo essersi trasferito a Düsseldorf nel 1971, rivolge la sua attenzione alla fotografia e lavora per due anni come assistente del fotografo tedesco Hans Lux, prima di aprire il proprio studio nel 1973. Diventato famoso nel suo paese natale, si unì alla famiglia della rivista Stern insieme alle leggende della fotografia Helmut Newton, Guy Bourdin e Hans Feurer, e si trasferì a Parigi nel 1978 per perseguire la sua carriera. Ha iniziato a collaborare con Vogue internazionale: inglese, tedesco, francese, americano e italiano.

Considerato un pioniere della fotografia, ha introdotto una nuova forma di realismo ridefinendo gli standard di bellezza con immagini senza tempo. Il suo approccio umanista e l’idealizzazione delle donne lo distingue dagli altri fotografi poiché privilegia l’anima e la personalità. Ha cambiato drasticamente gli standard della fotografia di moda in tempi di ritocco eccessivo considerando che c’è qualcos’altro che rende una persona interessante, oltre la loro età.
“Questa dovrebbe essere la responsabilità dei fotografi di oggi di liberare le donne, e infine tutti, dal terrore della giovinezza e della perfezione”.
La sua visione singolare, presenta le donne nel loro stato puro, “in tutta onestà”, evitando tutti gli stereotipi mentre privilegia un viso con quasi nessun trucco, scoprendo l’autenticità e la bellezza naturale delle donne:
“Se togli la moda e l’artificio, puoi vedere la persona reale”.
La giornalista britannica Suzy Menkes descrive così il fotografo:
“Rifiutare di inchinarsi alla perfezione lucida è il marchio di fabbrica di Peter Lindbergh – l’essenza delle immagini che guardano nell’anima non verniciata di ogni persona, per quanto familiare o famosa sia la modella”.
Lindbergh è stato il primo fotografo ad includere una narrazione nelle sue serie di moda, ha portato una nuova visione dell’arte e della fotografia di moda. Nel corso degli anni ha creato immagini che hanno segnato la storia della fotografia, caratterizzate da un approccio minimalista alla fotografia post-modernista.

Nell’agosto del 1988, fotografò per l’edizione americana di Vogue, un gruppo di quelle che sarebbero presto diventate super modelle, con addosso una semplice camicia bianca e la spiaggia a fare da cornice. Poi, a novembre dello stesso anno, per il primo numero di Vogue America alla guida della nuova editor-in-chief, Anna Wintour, aveva immortalato la modella israeliana Michaela Bercu in copertina, con i capelli sciolti, il sorriso sulle labbra e un top impreziosito di Christian Lacroix. Successivamente, fu sempre lui a firmare, negli Anni ’90, quel l’iconica copertina di British Vogue che confermava lo status (di super modelle) di Linda Evangelista, Tatjana Patitz, Naomi Campbell, Christy Turlington e Cindy Crawford.
Ha realizzato i ritratti di Mick Jagger, Catherine Deneuve, Tina Turner, Madonna, John Travolta, John Malkovich, Nastassja Kinski, Charlotte Rampling, Brad Pitt, Monica Bellucci.
Linda Evangelista, Michaela Bercu and Kirsten Owen, Pont-à-Mousson, 1988 © Peter Lindbergh Querelle Jansen, Paris, 2012 © Peter Lindbergh
Il cantante George Michael, l’iniziatore del movimento dei Supermodels, è stato ispirato dalle fotografie scattate da Lindbergh per Vogue, per creare l’iconico video per la sua canzone Freedom! ’90, seguito da Gianni Versace, che ha segnato l’inizio dell’era della celebrità – modelli, che hanno ridefinito l’immagine della nuova donna moderna. Nel numero di maggio 2016 della prestigiosa rivista Art Forum, Lindbergh dichiara nella sua intervista con la giornalista Isabel Flower:
“un fotografo di moda dovrebbe contribuire a definire l’immagine della donna o dell’uomo contemporanea ai suoi tempi, per riflettere una certa realtà sociale o umana. Quanto surreale è l’agenda commerciale di oggi per ritoccare tutti i segni della vita e dell’esperienza, per ritoccare la verità molto personale del volto stesso? “
Nel 1996 è stato pubblicato 10 Women by Peter Lindbergh – il suo primo libro di fotografie in bianco e nero delle dieci migliori modelle moderne. Quei ritratti intimi in bianco e nero divennero un altro tratto distintivo della fotografia di Lindbergh. Influenzato dall’opera dello street photographer Garry Winogrand e della fotografa documentaristica della Grande Depressione, Dorothea Lange, disse a Vogue Italia che per lui, il mezzo fotografico era “connesso alla verità più profonda dell’immagine, al suo significato più nascosto”.
La top model ceca, Eva Herzigova, che Lindbergh ha fotografato più volte durante la carriera, ha così dichiarato a Vogue:
“Peter mi ha scattato foto da quando avevo 16 anni. Mi sentivo protetta in sua compagnia e adoravo quelle immagini in bianco e nero che esprimevano tutta la forza delle donne attraverso i loro occhi. Era in grado di immortalare l’anima di una persona [con la sua fotografia]”.
Nel 1996 e nel 2002, Lindbergh ha fotografato per il calendario Pirelli. Quello del 2002 presentava per la prima volta attrici e non modelle.
Il lavoro di Lindberg è noto soprattutto per i ritratti semplici e rivelatori, le sue nature morte e le sue forti influenze dal primo cinema tedesco e dai dintorni industriali della sua infanzia, danza e cabaret, ma anche paesaggi e spazio. Lindbergh ha collaborato con i più prestigiosi marchi e riviste di moda dalla fine degli anni ’70, tra cui edizioni internazionali di Vogue, The New Yorker, Rolling Stone, Vanity Fair, Harper’s Bazaar, Wall Street Journal Magazine, The Face, Visionaire, Interview e W.

Nel 2016, Lindbergh è stato incaricato per la terza volta da record di creare l’edizione 2017 del calendario Pirelli, essendo il primo a farlo più di due volte nei cinquant’anni della storia del calendario iconico. A proposito del calendario, è stato quello della svolta: non vi era nemmeno una foto di nudo. Il fotografo volle concentrarsi su ciò che le donne avevano nella testa e nel cuore e non solo nei corpi. Furono 14 le attrici a farsi riprendere dal suo obiettivo: Jessica Chastain, Penelope Cruz, Nicole Kidman, Rooney Mara, Helen Mirren, Julianne Moore, Lupita N’yong’o, Charlotte Rampling, Lea Seydoux, Uma Thurman, Alicia Vikander, Kate Winslet, Robin Wright e Zhang Ziyi. Donne molto diverse fra loro, ma che ben si prestavano a portare avanti il messaggio di Lindbergh: ricordare a tutti che esiste una forma di bellezza diversa, reale e non plagiata dalla pubblicità. E’ importante aver voglia di essere se stessi.
L’ultimo lavoro di Lidnbergh è stato quello per British Vogue, con protagonisti Lindbergh e Megan Markle: qui hanno trovato posto 15 ritratti di donne forti, importanti figure femminili fra cui Michelle Obama, Jane Fonda, Greta Thurberg e Salma Hayek Pinault.
Il suo lavoro fa parte delle collezioni permanenti di molti musei di Belle Arti di tutto il mondo. È stato esposto nelle gallerie e musei come il Victoria & Albert Museum (Londra), il Centre Pompidou (Parigi), il Museo Thyssen-Bornemisza (Madrid), il Metropolitan Museum of Art (New York), nonché mostre personali presso Hamburger Banhof (Berlino), Bunkamura Museum of Art (Tokyo) e il Museo di Belle Arti Pushkin (Mosca). La mostra “A Different Vision on Fashion Photography’‘, iniziata dal Kunsthal Rotterdam nel 2016, è stata esposta alla Kunsthalle München e alla Venaria Reale di Torino. Nel 2017 ha fatto parte nella mostra “Alberto Giacometti Beyond Bronze” presentata al Kunsthaus di Zurigo, seguita da “Shadow And Substance” alla Gagosian Gallery (Londra) e “Seizing the invisible” presso l’Istituto Giacometti (Parigi) di 2019.
Lindbergh ha diretto numerosi film e documentari acclamati dalla critica: Models, The Film (1991); Inner VoIces (1999) che ha vinto il premio per il miglior documentario al Toronto International Film Festival (TIFF) nel 2000; Pina Bausch, der Fensterputzer (2001) e Everywhere At Once (2007), che è stato narrato da Jeanne Moreau e presentato ai Festival di Cannes e Tribeca. Lindbergh è rappresentato da Gagosian.
Peter Lindbergh ha divorziato dalla sua prima moglie Astrid, che è apparsa con lui nel documentario Peter Lindbergh – Women’s Stories. In seguito ha sposato Petra Sedlaczek. Lindbergh ebbe quattro figli, Benjamin, Jérémy, Simon, Joseph e sette nipoti.
È morto il 3 settembre 2019 a Parigi, a 74 anni. Una messa funebre si è tenuta nella chiesa di Saint-Sulpice a Parigi; tra gli ospiti c’erano Carla Bruni, Charlotte Rampling, Anna Wintour, Kate Moss, Naomi Campbell, Julianne Moore, Salma Hayek e Francois-Henri Pinault.
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