Paese: Italia
Nascita: 1923 | Morte: † 2013
Mario De Biasi, nasce a Belluno il 2 giugno 1923, inizia a fotografare tra il 1944 e il 1945 in Germania, dove viene deportato durante la guerra.
Rientrato in Italia, nel 1946, comincia a lavorare come ingegnere radiofonico e dedica il suo tempo libero a scatti fotografici che realizza per le strade della città.
Nel 1948 organizza la prima mostra personale presso il Circolo Fotografico Milanese.
Nel 1953 arriva a “epoca” come fotoreporter professionista e nell’arco di trent’anni realizza centinaia di copertine e reportage in tutto il mondo. Con “epoca” De Biasi percorre migliaia di chilometri: dalla rivolta di Budapest (1956) al Giappone (1970), dall’eruzione dell’Etna (1964) alla guerra in Israele (1973), dalla Siberia (1965) a Parigi (1968).
© Mario De Biasi, Budapest © Mario De Biasi, Budapest
Con i suoi scatti sono stati illustrati articoli, numeri speciali di riviste, più di cento libri, oltre a numerose mostre e collettive.
Fra le principali mostre di Mario De Biasi: The Italian Metamorphosis, 1943-1968, Guggenheim Museum di New York, USA (1994-95) che ha reso celebre lo scatto Gli italiani si voltano, scelto come manifesto ufficiale dell’esibizione; Mario De Biasi. A photographic journey (2004), Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles, USA; Mario De Biasi. Changing Japan 1950-1980 (2011), Japan Camera Museum di Tokyo, Giappone. Nel 2008 ADMIRA presenta la mostra di Mario De Biasi Un reporter a tutto campo, ospitata presso Villa Erba Odescalchi Scotti, a Besana in Brianza (Italia); mentre nel 2013 il Museo Ken Damy di Brescia ospita la mostra Il fascino del particolare e altre storie, esposizione sempre curata da ADMIRA.

Molti altri riconoscimenti gli sono stati attribuiti a livello internazionale, tra cui l’Erich Salomon Preis a Colonia (1973), il premio Saint-Vincent per il giornalismo (1982) e il premio alla carriera al Festival di Arles (1994), oltre alla nomina nella giuria internazionale del World Press Photo di Amsterdam per le edizioni 1975, 1976, 1977.

In Italia, dopo essere stato insignito del titolo di Maestro della Fotografia Italiana, massima onorificenza della Federazione Italiana Associazioni Fotografiche (2003), che lo stesso anno gli dedica una monografia e, poche settimane prima della sua morte, gli viene dedicato il Premio AIF alla carriera, il 7 dicembre 2006 il Comune di Milano gli conferisce l’Ambrogino d’Oro.
Le sue fotografie fanno parte di importanti collezioni italiane ed estere, sia private che istituzionali, tra cui si annovera l’acquisizione da parte del Metropolitan Museum of Art di New York.
Muore il 27 maggio 2013 a 89 anni nella clinica milanese in cui era in cura già da tempo.
“Ha fotografato rivoluzioni, uomini famosi, paesi sconosciuti. Ha fotografato vulcani in eruzione e distese bianche di neve al Polo a sessantacinque gradi sotto zero. La macchina fotografica fa parte ormai della sua anatomia, come il naso e gli occhi”.
Bruno Munari
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