Paese: Giappone
Nascita: 1949
Web: www.kenroizu.com
Kenro Izu nasce ad Osaka in Giappone nel 1949, inizia a fotografare negli anni settanta, completando la sua formazione presso la Nihon University di Tokyo.
Nel 1970 si trasferisce a New York dove qualche anno più tardi apre un proprio studio fotografico.

Nel 1979 compie il suo primo viaggio in Egitto e, impressionato dalla maestosità e dall’atmosfera intensa e unica di quei luoghi, dà inizio a una delle sue serie più significative e famose, Sacred Places, che lo porterà nei successivi decenni a fotografare i più importanti siti archeologici del mondo, dalla Cambogia al Tibet, dall’India all’Europa, fino al Messico, al Perù e all’Isola di Pasqua.
© Kenro Izu, Stonehenge, England, 1981 (Sacred Places) © Kenro Izu, Tajin, Mexico, 1987 (Sacred Places)
Nei primi anni Ottanta, grazie a una borsa di ricerca ottenuta dal National Endowment for the Arts, Izu mette a punto una fotocamera, un banco ottico per negativi 14×20 pollici (35×50 cm), capace di rispondere alle sue personali esigenze espressive. Con questa nuova attrezzatura consolida la sua cifra stilistica che diventa una costante di tutta la sua carriera: ampie vedute dal sapore ottocentesco, che catturano lo sguardo in visioni senza tempo.
Negli anni successivi intraprende una nuova serie di viaggi alla ricerca dei siti sacri legati alle civiltà del passato. Nello stesso periodo, si dedica a una serie di studi floreali che raccoglie sotto il titolo di Still life, una ricerca in progress che si è estesa anche a indagini sul nudo.

Nel 2002 sperimenta il cianotipo su stampa al platino, con cui ottiene immagini scure, dominate da un blu profondo che danno origine alla serie Blue, completata nel 2004 e presentata nel corso di numerose mostre e pubblicazioni.

Tra il 2002 e il 2007 compie una serie di nuovi viaggi in Bhutan e il suo lavoro sui luoghi sacri vede un’ulteriore evoluzione e per la prima volta la figura umana e il ritratto entrano nella sua ricerca.
Dal 2008 lavora a India Where Prayer Echoes, in cui racconta attraverso immagini di templi, monaci e pellegrini la devozione alla religione induista.
Le sue fotografie sono platinotipie, cianotipie e stampe alla gelatina d’argento, che l’artista realizza manualmente in camera oscura da negativi di grande formato.
© Kenro Izu, Casa degli amorini dorati, Pompei 2016 © Kenro Izu, Casa di Apollo, Pompei 2016
Le sue opere sono state presentate in occasione di numerose mostre personali e collettive, organizzate presso il Rubin Museum of Art, New York (2004), il Tokyo Metropolitan Teien Art Museum (2005), l’Art Museum, University of Kentucky di Lexington (2007), il Detroit Institute of Art, il Kiyosato Museum of Photographic Art di Yamanashi, in Giappone (2008), il Museum of Photographic Arts, San Diego (2009).
Suoi lavori sono conservati all’interno delle collezioni fotografiche del Boston Museum of Art, Canadian Center for Architecture, J. Paul Getty Museum, Galleria Civica Modena, Houston Museum of Fine Art, Kiyosato Museum of Photographic Arts, Metropolitan Museum of Art, Museum of Photographic Arts, San Francisco Museum of Modern Art, Santa Barbara Museum of Arts e Tokyo Metropolitan Museum of Photography.

Kenro Izu e il sociale.
Nel 1993, durante un viaggio in Cambogia, rimane impressionato dalle condizioni di estrema povertà della popolazione e dalle carenze del sistema sanitario. Questa esperienza porta l’artista a fondare un’associazione no-profit, Friends Without A Border (Friends). Attraverso questa associazione nel 1999 Izu fonda a Siam Reap, in Cambogia, l’ospedale pediatrico Angkor Hospital for Children (AHC), che da allora ha curato oltre un milione e seicentomila bambini. Nel 2015 fonda un secondo ospedale pediatrico a Luang Prabang, in Laos, il Lao Friends Hospital for Children (LFHC).
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