Paese: Repubblica Ceca
Nascita: 1938
Josef Koudelka (Boskovice, 10 gennaio 1938) è un fotografo ceco – uno dei più grandi fotografi della storia. Nasce nel 1938 a Moravia, Cecoslovacchia e già da bambino comincia a fotografare tutto quello che vede dimostrando una vera e propria vocazione per la fotografia:
“A farmi amare la fotografia fu un fornaio, amico di mio padre, che portava il pane nel nostro paese di quattrocento abitanti. I soldi per la prima macchina, una 6X6 reflex di bachelite, li trovai raccogliendo fragole nei campi e vendendole in un villaggio vicino.”
Sceglie comunque di studiare ingegneria aeronautica, ma senza abbandonare mai la sua passione. Nel 1961 conseguì un titolo accademico presso l’Università tecnica di Praga, tenendo in quello stesso anno la prima mostra di fotografie. In seguito lavorò come ingegnere aeronautico a Praga e Bratislava.

Iniziò a ottenere commissioni da riviste di teatro, e in questo modo, con una vecchia Rolleiflex, iniziò a fotografare con regolarità il dietro le quinte delle produzioni sceniche del Teatro di Praga. Nel 1967 Koudelka decise di rinunciare alla carriera di ingegnere per dedicarsi completamente alla fotografia.
Inizialmente i suoi soggetti sono stati attori teatrali e zingari rumeni. Nel 1968 realizza il servizio che lo rende famoso in tutto il mondo: la Cecoslovacchia vive la sua Primavera di Praga e Koudelka fa la testimonianza:
“È stato il momento massimo della mia vita. In dieci giorni è successo tutto quello che nella mia vita poteva succedere. Io stesso ero al massimo in una situazione che era al massimo. Forse è per questo che ho coperto questa situazione meglio dei reporter che erano arrivati da ogni parte del mondo e che lo facevano per mestiere. Io non ero un foto-giornalista”.

Una notte Koudelka viene svegliato da una telefonata che lo avvisa dell’invasione russa. Senza pensarci due volte si precipita in strada a documentare quanto sta accadendo. Ma nel suo paese vige ancora una censura feroce. Tramite canali non ufficiali riesce a far arrivare le sue foto a Elliott Erwitt, che le fa pubblicare immediatamente, ma senza la sua firma, per paura di ripercussioni sulla famiglia.
Le sue immagini di quegli eventi divennero drammatici simboli internazionali. Nel 1969 “l’anonimo fotografo ceco” fu premiato con la Robert Capa Gold Medal dell’Overseas Press Club (in onore di Robert Capa), per la realizzazione di fotografie che richiedevano un eccezionale coraggio.
Nel 1970 Koudelka riesce a fuggire a Londra dove chiede asilo politico. Presentato a Magnum Photos da Elliott Erwitt, divenne socio nel 1971 e membro nel 1974, ma rifiutò ancora la maggior parte degli incarichi giornalistici: in costante movimento, preferiva girovagare per l’Europa alla ricerca di immagini di un mondo che sentiva scomparire rapidamente.
Negli anni settanta e ottanta, Koudelka proseguì il suo lavoro grazie al sostegno di numerosi riconoscimenti e premi, continuando ad esporre e pubblicare importanti progetti come Gypsies (1975, il suo primo libro) e Exiles (1988, il secondo). Dopo essere diventato cittadino francese nel 1987, Koudelka è stato in grado di tornare per la prima volta in Cecoslovacchia nel 1990 e ha prodotto Black Triangle, uno studio sul paesaggio del suo paese natale sprecato dall’industrializzazione e dalle catastrofi ambientali. In queste immagini pieghevoli, la presenza umana è quasi scomparsa e gli scatti panoramici mostrano spazi disseminati e spettinati che si estendono desolatamente.
© Josef Koudelka, Moravia, 1966, Festival of gypsy music © Josef Koudelka, Boemia, 1963 © Josef Koudelka, Romania, 1968, from Gypsies
Dal 1986 ha lavorato con una fotocamera panoramica e una selezione delle foto ottenute è stata pubblicata nel libro Chaos, del 1999. Koudelka ha pubblicato oltre una dozzina di libri di sue fotografie, inclusa la più recente opera, il volume retrospettivo Koudelka, del 2006.
Josef Koudelka è un personaggio anarchico, uno spirito libero con una sua coerenza e una sua filosofia. Non ha mai accettato lavori su commissione da parte di giornali, ma al massimo incarichi governativi. È uno sperimentatore come pochi, adottando per esempio un formato panoramico o fotografando paesaggi in verticale. Una personalità poliedrica, da cui si possono trarre alcuni fondamentali insegnamenti, analizzando parole e fotografie.
Lungo tutta la sua carriera, Koudelka è stato lodato per la capacità nel catturare la presenza dello spirito umano sullo sfondo di paesaggi malinconici. Desolazione, abbandono, partenza, disperazione e alienazione, sono temi costanti nel suo lavoro. I suoi soggetti sembrano talvolta uscire da un mondo fiabesco. Tuttavia, qualcuno legge nel suo lavoro una speranza: la persistenza dell’attività dell’uomo, a dispetto della sua fragilità. I suoi lavori più recenti focalizzano l’interesse sul paesaggio vuoto della presenza dell’uomo.
La sua grande capacità è quella di raccontare l’uomo attraverso una sua visione molto personale e innovativa. Visione maturata con la convinzione che il suo raccontare non deve necessariamente assecondare il gusto della gente:
“Non so cosa sia importante per le persone che guardano le mie foto. Quello che è importante per me, è il fatto di farle. Ma io non lavoro per provare il mio talento. Io fotografo quasi tutti i giorni, tranne quando fa troppo freddo per viaggiare a modo mio. Qualche volta faccio delle buone cose, altre volte no, ma penso che col tempo qualcosa verrà fuori dal mio lavoro: non ho angosce in questo senso. Faccio anche molte foto sulla mia vita, come quelle all’inizio del tascabile: i piedi, l’orologio”.
Koudelka risiede in Francia e a Praga. È padre di tre figli, ciascuno nato in un paese diverso: una figlia in Inghilterra, un’altra figlia in Francia, Lucina Hartley Koudelka e un figlio in Italia, Nicola Koudelka.