Paese: Stati Uniti
Nascita: 1952 | Morte: † 2002
Web: www.herbritts.com
Herbert “Herb” Ritts Jr. (Los Angeles, 13 agosto 1952 – Los Angeles, 26 dicembre 2002) è stato un fotografo e regista statunitense, che si è concentrato soprattutto sulla fotografia in bianco e nero e sul ritratto. Alcune delle sue opere più famose sono nudi maschili e femminili nello stile che può essere definito fotografia glamour. Inizialmente non utilizzò mai alcun accorgimento tecnico, nemmeno luci che non fossero quella solare e il suo stile semplice, ed efficace, è stato influenzato da grandi fotografi del passato come Irving Penn ed Helmut Newton. È indicato da molti critici d’arte come uno dei migliori fotografi di moda dello scorso secolo.
Nato da una facoltosa famiglia ebrea che tuttora possiede un’azienda di mobilia tra le più rinomate di Los Angeles la Ritts Co., Herb era il più grande dei quattro figli Rory, Gary e Christy cresciuti in una casa di 27 stanze in stile spagnolo a Brentwood al fianco di quella dell’attore Steve McQueen. Il tenore di vita è alto grazie alla professione della madre, celebre arredatrice. Herb ottenne la sua prima fotocamera, una Kodak, a dieci anni da suo padre per Natale.
Dopo aver frequentato la Paul Revere Middle School e la Palisades High School, passò il resto della sua adolescenza tra studi d’arte ed economia alla prestigiosa University High School e tentativi di sfondare nel mondo del rock. Nel 1974 conseguì la laurea al Bard College a New York e tornò a Los Angeles per lavorare come rappresentante nell’azienda di famiglia. Fu in quel periodo che Herb fece coming out dichiarando alla sua famiglia la propria omosessualità. A partire dal 1976, Ritts divenne un avido collezionista di opere d’arte acquistando numerosi lavori originali di fotografi da lui amati come Edward Weston, Man Ray e Robert Mapplethorpe.
La sua carriera inizia alla fine degli anni Settanta quando comincia a lavorare nel mondo della moda e dello spettacolo. Durante una gita nel deserto di San Bernardino in compagnia di un giovane e sconosciuto attore – Richard Gere – la fiammante decappottabile di Ritts fora una gomma: la sosta in una stazione di servizio è obbligata e Ritts ne approfitta per fotografare l’amico Gere in jeans e canottiera, con la sigaretta all’angolo della bocca e le mani intrecciate dietro la nuca. L’erotismo allo stesso tempo prorompente e ambiguo di quelle fotografie non passa inosservato, quando, poco tempo dopo, l’attore le propone al suo agente: gli scatti di Herb Ritts appariranno sulle copertine di Vogue, Newsweeks, Mademoiselle ed Esquire e Richard Gere girerà American Gigolo.
Il successo a livello nazionale procurò ben presto delle commissioni, la prima delle quali fu quella di Franco Zeffirelli per ritrarre gli attori della pellicola Il campione. Successivamente lavorò per Andy Warhol e L’Uomo Vogue. Nel 1979 le sue foto di Brooke Shields commissionate dalla rivista Mademoiselle arrivano sulla copertina di Elle, mentre, con l’album Physical (1981) e il ritratto di Olivia Newton-John, Ritts inaugura il suo rapporto con la musica e con la rivista Rolling Stone. Nel 1981 lo scrittore Charles Hix pubblicò il libro Dressing Right: A Guide for Man. Quaranta delle fotografie in bianco e nero pubblicate erano state scattate da Ritts. Il modello Matt Collins lo presentò a Bruce Weber e i due diventarono subito amici: insieme crearono quel nuovo look che negli anni Ottanta prese nome di All American Boys.
È fotografo di scena in due film iconici degli anni ottanta, Flashdance (1983) e Cercasi Susan disperatamente (1985), e proprio con Madonna (firmerà anche la regia del videoclip Cherish) e la copertina di True Blue (1989) Ritts conferma quell’equilibrio di eleganza e naturalezza che gli appartengono.

Seguono altre copertine per Billy Idol, Steve Winwood e Belinda Carlisle, ex-leader delle Go-Go’s, le grandi riviste (Vogue, Harper’s Bazaar, Vanity Fair, GQ) se lo contendono, e Ritts inizia a ritrarre una schiera di personalità – da Ronald Reagan a Kofi Annan, da David Bowie a Bruce Springsteen, da Lucy Liu ad Al Pacino, da Ridley Scott a Boris Becker – che diverrà presto infinita.

I suoi party nella villa a Malibu furono punti d’incontro tra Madonna e Sean Penn, come tra Richard Gere e Cindy Crawford.
Herbert Ritts © Richard Gere, San Bernardino, 1977 Herbert Ritts © Cindy Crawford, Malibu, 1993
Di lui le celebrità avevano immenso bisogno per crearsi un’immagine pubblica: come Cecil Beaton, Ritts era classico ed eccentrico, contemporaneamente esteta ed intellettuale. Con improvvisi guizzi innovativi ma in fondo già un po’ visto. Avanti quel tanto che basta per far lanciare immediatamente un film, un disco o un nuovo look.
Le sue immagini erano pervase da un pizzico di aggressività, quel tanto in più rispetto ai codici usuali, mescolati con la spontanea naturalezza ed innocenza dei modelli. Giusto quello che serviva ai grandi gruppi americani dell’entertainment per fare colpo sulle masse ed incassare nuovi soldi.
Nei primi anni della sua carriera, i suoi lavori erano più apprezzati in Europa che negli Stati Uniti e in Giappone dove i suoi nudi venivano spesso censurati. Durante tutti gli anni ottanta e novanta Ritts riuscì a imporsi definitivamente sulla scena mondiale creando un nuovo glamour femminile e per la prima volta uno tutto maschile presentando uomini palestrati in pose plastiche che si ispiravano alla scultura della Grecia classica e alle riviste di fitness e culturismo degli anni cinquanta. Questo era esattamente quello che cercava il fashion italiano in quel periodo nel momento in cui il glamour esclusivamente femminile si stava estendendo anche all’uomo. Questa novità ha fatto la fortuna di stilisti come Gianni Versace e Giorgio Armani e portò Herb nell’olimpo della moda e della fotografia. Il suo stile divenne ricercatissimo e gli permise di lavorare per le più importanti riviste tra cui Elle, TIME, Harper’s Bazaar, Gioia, Rolling Stone, Vogue, Esquire, Marie Claire, Allure, GQ, Vanity Fair, Interview, The Face, Spin, Max, Tatler, Madame Figaro, Details e Glamour, ritrarre personaggi famosi e modelli e allestire le campagne pubblicitarie e editoriali di Giorgio Armani, Banana Republic, Gianni Versace, Givenchy, Elizabeth Arden, Guess?, Yves Saint Laurent, Louis Vuitton, Dolce & Gabbana, Cartier, Donna Karan, Maybelline, Vivienne Westwood, Calvin Klein, Lacoste, Chanel, Escada, Gianfranco Ferré, Emanuel Ungaro, Revlon, Hugo Boss, Alexander McQueen, Estée Lauder, Tiffany, Levi’s, Ralph Lauren, TAG Heuer, Victoria’s Secret, GAP, Lancôme e Valentino.
Firma campagne editoriali per Yves Saint Laurent, Louis Vuitton, Dolce & Gabbana ed elegge a suo strumento la Mamiya RZ67, la reflex medio formato per eccellenza della fotografia di moda tra anni ottanta e novanta: fotocamera robustissima e imponente, ma di grande versatilità e con un ottimo parco ottiche (di cui Ritts prediligerà il 100 e il 150mm). La sua ricerca (e la sua predilezione assoluta per il bianco e nero), nella mole di lavoro di questi anni, anziché puntare alla ripetizione di moduli si evolve: verso una grafica quasi surrealista, come per Versace Dress, Back View (El Mirage, 1990), celebre scatto di moda in cui l’abito è un ala di farfalla che stabilisce pesi ed equilibri del fotogramma, o una matericità del nudo che assimila il corpo a una forma primitiva avvolta in se stessa (Vladimir I, Hollywood, 1990) o cosparsa di terra come per un rito ancestrale (Paul, Rear View, El Mirage, 1991).
La Pirelli gli commissiona il suo prestigioso calendario due volte, nel 1993 e nel 1998. Se nella prima edizione spicca il ritratto di Cindy Crawford, legata a Herb Ritts anche per due copertine di Playboy (nel 1988 e, con un nudo sensuale e pudico allo stesso tempo, nel 1998), il Calendario Pirelli del 1998 si chiude con una delle immagini più celebri e significative del fotografo: la supermodel Alek Wek, cresta da rettile e tacchi a spillo, la posa dinamica e prorompente, con la pelle ricoperta di una sottilissima vernice plastificata, «a esaltare oltre ogni limite la naturale perfezione di quel corpo, assimilando emblematicamente ad un oggetto sintetico non deteriorabile… L’abito ideale di Ritts, quello che non c’è, o meglio, quello che diventa corpo, che non si indossa come parte separata ma come estensione»

Al culmine della carriera, Herb Ritts muore nel UCLA Medical Center a Los Angeles, per complicazioni derivate da una polmonite, probabilmente legata all’AIDS (circostanza peraltro smentita dai familiari). Fu rivelato in seguito che Ritts aveva contratto il virus dell’HIV all’inizio del 1989. Ha lasciato il suo compagno e socio d’affari, Erik Hyman, la madre Shirley e una sorella, Christy, che lo hanno assistito fino all’ultimo. Le sue ultime foto sono state scattate a metà dicembre all’attore Ben Affleck e pubblicate su Vanity Fair e a Justin Timberlake per Rolling Stone nel 2003. Fu proprio il giorno del set fotografico con Ben Affleck che si ammalò: secondo quanto riportato da alcuni membri della troupe quella mattina era gelida, appena sopra gli zero gradi, inoltre c’era molto vento che alzava la polvere. Nei giorni seguenti Ritts cominciò a sviluppare i sintomi di una aggressiva polmonite. Fu ricoverato in ospedale e le sue condizioni si aggravarono durante la settimana in cui morì fino a dover essere attaccato ad un respiratore. Dopo la sua morte la direttrice di Vogue Anna Wintour scrisse un elogio a Ritts sulla sua rivista che diceva:
“In un mondo della moda inevitabilmente soggetto alle oscillazioni del gusto, Herb Ritts si distinse per il suo impegno assoluto nel fare apparire modelli, attori e amici bellissimi e felici al loro meglio”.
Discreto, raffinato e mai coinvolto in volgarità mondane, si prodigò molto per opere umanitarie. Ritts era impegnato in cause legate all’HIV/AIDS e ha contribuito a molte organizzazioni di beneficenza, tra cui amfAR, Elizabeth Taylor AIDS Foundation, Project Angel Food, Focus on AIDS, APLA, Best Buddies e Special Olympics. È stato anche membro fondatore del Consiglio di amministrazione della The Elton John AIDS Foundation.Per i suoi contributi nel mondo della fotografia gli fu conferito il Pioneer Award ai GLAAD Media Awards 2008 dopo la sua morte.
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