EDWARD WESTON

Paese: Stati Uniti
Nascita: 1886 | Morte: † 1958
Web: www.edward-weston.com

Edward Weston (24 marzo 1886, Highland Park, Illinois – 1 gennaio 1958, Wildcat Hill, California) è un’icona della fotografia americana del XX secolo. Le sue serie di nudi, paesaggi e still life in close-up hanno contribuito a definire la fotografia modernista, caratterizzata da eleganza formale, semplicità e astrazione.

Weston realizza le prime fotografie nel 1902 con una Bullseye regalatagli dal padre: primi soggetti erano i parchi di Chicago. Weston, figlio di un medico e di una professoressa di lettere, abbandona la scuola molto presto, ma si costruisce autonomamente una notevole cultura da autodidatta che fu la base della sua ambizione e dei suoi successi artistici.

Nel 1906 passa le sue vacanze in California e vi si trasferisce occupandosi come sorvegliante di autostrade a Los Angeles e nel Nevada. Nello stesso anno diviene professionista compiendo il tirocinio come fotografo ambulante di bambini, funerali e ritratti per tessere. Dal 1908 al 1911 frequenta una scuola di fotografia College of Photofray dell’Illinois, occupandosi anche come stampatore presso uno studio commerciale di Los Angeles.

Si sposa nel 1909 con Flora May Chandler e  nel 1911 apre il suo primo studio fotografico nella città di Tropico, in California, che sarà la base del suo lavoro per i successivi venti anni, acquistando sempre più credito e vincendo numerosi premi.

Dal 1914 al 1917 partecipa ai Salons con fotografie dai toni alti di ispirazione giapponese, conseguendo numerosi premi; viene eletto socio onorario del London Salon, il più ambito riconoscimento di quel tempo. Visitando una mostra di pittura moderna a San Francisco nel 1915, inizia un processo di autocritica che lo interessa agli esperimenti astratti con insolite angolazioni ed effetti luministici.

Nel 1920 Weston fece una revisione dei propri lavori, nei quali fino a quel momento aveva prevalso l’uso dell’effetto flou, lo sfocato artistico. Nel 1922, durante un viaggio in Ohio, scatta una serie di fotografie che cambieranno la sua carriera: abbandona lo stile pittorialista che distingueva fino a quel momento il suo lavoro e inizia a sperimentare una fotografia più chiara e definita, concentrando la sua attenzione sulle forme astratte di oggetti industriali e di elementi organici. Si lascia ispirare dal nuovo ambiente che lo circonda, quello del modernismo, che riflette gli influssi delle avanguardie europee, soprattutto del cubismo. Le sue fotografie caratterizzate da naturalezza e semplicità, ma soprattutto da nitidezza e precisione colgono l’essenza atemporale dell’oggetto, estraendone una forma pura e perfetta contrapposta allo sfondo che lo circonda. 

Nel 1922 espone alla Accademia di Bellas Artes di Città del Messico, incontrando entusiastico consenso degli artisti del Movimento di Rinascita Messicana.
Conosce anche Tina Modotti, attrice, modella e fotografa, che diventerà sua modella preferita, assistente, e in poco tempo, complice una passione vertiginosa, amante.
Nel 1923 si trasferisce a Città del Messico, dove apre un nuovo studio insieme a Tina Modotti, inserendosi nell’ambiente artistico messicano cui facevano parte Diego Rivera, David Siqueiros e Josè Orozco.
Il soggiorno messicano scandisce un periodo di transizione e autoanalisi, sul piano stilistico come concettuale spostando l’interesse del fotografo sui meccanismi intrinsechi dell’apparecchio fotografico: “Se non riesco ad ottenere un negativo tecnicamente perfetto, il valore emotivo o intellettuale della fotografia per me è quasi nullo”.
Fu questo un periodo in cui ritrovò se stesso e la sua strada stilistica, iniziò a mutare. Era convinto che la fotografia servisse per catturare la vita e sotto qualunque forma essa si presentasse, l’unico modo possibile per farlo era attraverso il realismo.

Dal 1924 al 1925 si dedica allo studio formale di alberi rocce, nuvole e di particolari del corpo umano. Compita questa esperienza torna nel 1925 a San Francisco associandosi a Johan Hargemeyer. 

© Edward Weston, Margaret Liebman, 1927

Nel 1926 torna ancora nel Messico dedicandosi alla fotografia di mercati, caffè tipici, paesaggi e viaggia per fotografare sculture su commissione. Nel 1928 a San Francisco apre un altro studio con Brett, uno dei suoi quattro figli. Nello stesso anno fa le prime fotografie di ambiente californiano, poi pubblicate in un volume nel 1940. Nel 1929 si stabilisce a Carmel e scopre Point Lobos che, dopo il Messico, segna per Weston una svolta decisiva per la sua ricerca. Sempre nel 1928, con Steichen organizza la prima mostra collettiva americana in occasione della Film und Foto

Nel 1932 insieme ad altri fotografi, tra cui Ansel Adams, fondò il Gruppo f/64 (chiamato così perché in genere usavano l’apertura minima di diaframma degli obiettivi che impiegavano per ottenere la massima profondità di campo). Questo gruppo di fotografi fondò un’estetica che si basava sulla ‘”perfezione tecnica e stilistica”: qualunque foto non perfettamente a fuoco, o perfettamente stampata, o montata su cartoncino bianco era “impura”. Si trattava di una reazione violenta allo stile sdolcinato e sentimentale che in quegli anni aveva reso celebri i fotografi pittorici della California. Fanno la loro prima mostra collettiva allo Young Museum di San Francisco. 

Nel 1932 Merle Armitage pubblica il primo libro di Weston: Art of Edward Weston. Nel 1933 Weston lavora per conto del Governo americano e si dedica allo studio dell’architettura di Monterey nel Nuovo Messico. Si trasferisce a Santa Monica con il figlio Brett e apre un nuovo studio. Nel 1937 e nel 1938 gli viene conferito il premio Guggenheim Fellowship. 

© Edward Weston, Leon Wilson, 1939

Nel 1940 raccoglie le fotografie fatte in California nel volume California and the West e nel 1941 viaggia negli stati del sud e dell’est per illustrare un libro di poesie di Whitman: Leaves of Grass. Dal 1942 al 1945 lavora durante la guerra per la Difesa.

© Edward Weston, Roswell Drake Ison, 1944

Nel 1946 il MoMA di New York gli dedica una grande retrospettiva, esponendo oltre 300 opere e consacrandolo definitivamente tra i grandi artisti del Novecento.

Nel 1946 Edward Weston iniziò a soffrire di Parkinson e due anni dopo scattò la sua ultima fotografia a Point Lobos. Infine durante i successivi anni di malattia dedica il suo tempo a revisionare e selezionare le sue fotografie. Supervisiona personalmente le nuove stampe realizzate dai figli Brett e Cole.

Morì il 1º gennaio 1958.

Ansel Adams diceva: Weston è uno dei pochi artisti creativi del nostro tempo… I suoi lavori illuminano il viaggio spirituale dell’uomo verso la perfezione”. 

Weston era, in effetti, l’incarnazione della poesia applicata alla fotografia. La continua ricerca di identificazione con la natura per conoscerla fino alla più profonda essenza lo ha portato alla sperimentazione e alla ricerca di una forma nuova nella forma. L’aspetto principale della visione di Weston fu il suo insistere continuamente sul fatto che il fotografo doveva già “visualizzare la foto dentro di sé prima ancora di scattarla”.
Tuttavia quello che rende Weston più sincero è forse il fatto che nei suoi paesaggi o nei suoi ritratti non c’è traccia di “posa”. Non ci sono occhi che guardano l’obiettivo, non ci sono cartelloni pubblicitari, non c’è il disordine che distrae l’occhio. La sua verità è fatta di linee, di ombre, del bianco del nero e di tutte le tonalità di grigio. Così Weston a costo di apparire controcorrente si dedica al suo obiettivo a realizzare immagini che siano così pure, vere e semplici, da essere accessibili a chiunque. Anche perché il suo essere oggettivo gli conferiva non solo originalità, ma anche e soprattutto sincerità. E se le immagini sono i testimoni della vita del fotografo stesso, qui stiamo parlando di una persona umile, semplice, senza le pretese che normalmente hanno gli artisti, e che forse un po’ incarna l’americano medio, un fotografo come avrebbe potuto essere chiunque, un uomo che il suo scopo unico era un’enorme voglia di far conoscere al suo mondo quella che per lui era la verità.

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