DOROTHEA LANGE

Paese: Stati Uniti
Nascita: 1895 | Morte: † 1965

Dorothea Lange (26 maggio 1895, Hoboken – 11 ottobre 1965, San Francisco) nata Dorothea Margaretta Nutzhorn era una fotografa e fotoreporter americana per la Farm Security Administration (FSA), nota per il suo lavoro nell’era della depressione. Le fotografie della Lange hanno influenzato lo sviluppo della fotografia documentaria e umanizzato le conseguenze della Grande Depressione negli Stati Uniti. 

Dorothea Lange, Texas, 1934 (Paul S.Taylor)

Dorothea Lange nasce a Hoboken, New Jersey nel 1895 da immigrati tedeschi di seconda generazione – Heinrich Nutzhorn e Johanna Lange.  Aveva un fratello minore, Martin. Lasciò cadere il suo secondo nome e assunse il cognome da nubile di sua madre dopo che suo padre aveva abbandonato la famiglia quando aveva dodici anni – uno dei due eventi traumatici all’inizio della sua vita. L’altro trauma è stata la sua contrazione della poliomielite all’età di sette anni, che l’ha lasciata con una gamba destra indebolita e un handicap permanente.

“Penso che forse è stata la cosa più importante che mi è successa, e mi ha formato, guidato, istruito, aiutato e umiliato”

ha detto una volta Lange della sua andatura alterata. 

“Non l’ho mai superato, e sono consapevole della forza e del potere di esso”

Dorothea Lange reagì al suo difetto con estrema determinazione. Si è laureata alla Wadleigh High School for Girls, e sebbene non avesse mai operato o posseduto una macchina fotografica, era fermamente convinta che dopo essersi diplomata al liceo sarebbe diventata una fotografa. La Lange ha studiato fotografia alla Columbia University di New York City dove insegnava Clarence H. White. È stata informalmente apprendista in diversi studi fotografici di New York, tra cui quello del famoso Arnold Genthe

Nel 1918, lasciò New York con un’amica per viaggiare il mondo, ma fu costretta a terminare il viaggio a San Francisco a causa di una rapina. Si stabilì lì, lavorando in un negozio di forniture fotografiche, dove conobbe altri fotografi e incontrò un investitore che la aiutò a creare uno studio di ritratti. Grazie allo studio diventa parte integrante della vita della città. 

Nel 1920 Dorothea Lange consolida il suo futuro: sposa il pittore Maynard Dixon con cui ebbe due figli, Daniel (1925) e John (1928). La Lange frequentò alcuni dei membri del Gruppo F/64 (fondato da Ansel Adams), ma non aderì mai formalmente al gruppo. È invece sicuramente una fotografa che aderì alla filosofia della straight photography.

I primi lavori in studio della Lange riguardavano principalmente le fotografie di ritratti dell’élite sociale di San Francisco.  All’inizio della Grande Depressione, la Lange spostò la lente dallo studio alla strada. Le sue fotografie durante questo periodo hanno un’affinità con The Grapes of Wrath di John Steinbeck. I suoi studi sui disoccupati e sui senzatetto, a partire da White Angel Breadline (1933), che raffigurava un uomo solitario di fronte alla folla di fronte a una mensa gestita da una vedova conosciuta come White Angel, catturò l’attenzione di fotografi locali. 

Le sue ottime fotografie la portarono a diventare ben presto una tra le più importanti fotografe di quel tempo. Infatti nel 1932 entrò a far parte della Farm Security Administration, un programma eretto dallo stato americano per immortalare, tramite gli scatti di importanti fotografi, la ripresa dalla “Grande depressione” del 1929.

Fotografò i contadini che avevano abbandonato le campagne a causa del Dust Bowl, le tempeste di sabbia che avevano desertificato 400.000 km² di terreni agricoli degli stati uniti. Al contrario di altri suoi colleghi che collaborano nella Farm Security Administration, aveva una grandissima sensibilità e conoscenza sociale. Nelle sue foto si evince una grande predisposizione a creare un legame quasi intimo con i propri soggetti.

Le sue immagini riuscirono, con tanta semplicità e schiettezza, a creare un quadro reale dell’America di quel tempo. Al centro di tutto c’era la sua voglia di mettere in evidenza quelli che erano i problemi di un paese che non era perfetto e che doveva svegliarsi di fronte a certe questioni sociali che meritavano maggior attenzione.

Le sue foto attrassero l’attenzione di Paul Schuster Taylor, economista dell’università di California, che le commissionò un’ampia documentazione fotografica. Tra il 1935 e il 1939, fece un gran numero di reportage, sempre sulla condizione di immigrati, braccianti e operai. Il 1935 fu anche l’anno in cui Dorothea Lange divorziò da Dixon. Sposa Paul Taylor che diventa l’uomo chiave della sua attività professionale: ai reportage fotografici della moglie, Taylor contribuì con interviste, raccolte di dati e analisi statistiche.

I suoi lavori più famosi trattarono le condizioni di classi sociali povere, con un maggior riguardo verso i migranti e i lavoratori.  Questi rappresentavano gran parte della società americana ed erano il punto di partenza per lo sviluppo di un paese, che da lì in poi, sarebbe diventato la forza mondiale che è tutt’oggi. Alcuni scatti della Lange, grazie alla frequente pubblicazione dei suoi lavori nelle riviste dell’epoca, diventarono molto famosi.

Migrant mother fu probabilmente quella che tutt’oggi viene considerata un’icona della storia della fotografia. Il soggetto è Florence Owens Thompson – una donna di 32 anni, madre di sette figli, immortalata nei pressi di un campo di piselli in California (il titolo originale, infatti, è Destitute Pea Picker). Questa fotografia, è l’immagine identificativa della Grande Depressione: mostra una donna che incarna la sofferenza di un’intera nazione, ma anche una madre che è ancora in grado di proteggere i suoi figli, nonostante tutto.

© Dorothea Lange, Migrant Mother, 1936

Dopo aver scoperto l’inquietante situazione, la Lange mandò le immagini al direttore di un giornale a San Francisco, dove avvisarono le autorità federali delle condizioni di quella realtà.

Ventidue delle fotografie che ha scattato come parte dell’FSA sono state incluse in The Harvest Gypsies di John Steinbeck quando è stato originariamente pubblicato su The San Francisco News nel 1936. Secondo un saggio della fotografa Martha Rosler, la foto Migrant mother è diventata la fotografia più riprodotta nel mondo. 

Esiste un curioso fatto che riguarda questa fotografia: nello scatto originale (conservato alla Library of Congress di Washington), appare il dito di una mano in basso a destra, che però nella foto andata in diffusione di stampa è stato ritoccato. Sul sito della Library of Congress è possibile visionarle entrambe.

Nel 1941 Lange fu insignita della borsa di studio Guggenheim Fellowship, che rifiutò per poter documentare dopo l’attacco a Pearl Harbor l’evacuazione forzata di giapponesi-americani dalla costa occidentale (su incarico per la War Relocation Authority (WRA)). 

Presente durante l’internamento dei giapponesi-americani e la loro successiva detenzione durante la seconda guerra mondiale. Viaggiando attraverso la California urbana e rurale per fotografare le famiglie che si preparavano a partire, visitando diversi centri di raccolta temporanei mentre si aprivano e infine mettendo in evidenza Manzanar, il primo dei campi di internamento permanenti.

Gran parte del suo lavoro si è concentrato nel documentare l’attesa e l’incertezza di un particolare momento: pile di bagagli in attesa di essere smistate, famiglie che indossano etichette di identificazione in attesa di trasporto. Per molti osservatori, la sua fotografia di bambini americani-giapponesi che hanno promesso fedeltà alla bandiera poco prima che fossero inviati al campo è un ricordo ossessivo della parodia di detenere persone senza accusarle di un crimine.

© Dorothea Lange, Japanese Children with Tags, Hayward, California

Le sue immagini erano così critiche che l’esercito ne sequestrò la maggior parte.

Nel 1945 Ansel Adams invitò la Lange a insegnare nel primo dipartimento di fotografia d’arte della California School of Fine Arts. Nel 1947 collaborò alla nascita dell’agenzia Magnum e nel 1952 fu tra i fondatori della rivista Aperture.

Negli ultimi due decenni della sua vita, la salute della Lange è molto peggiorata. Soffriva di problemi gastrici e di sindrome post-poliomielite, sebbene il ripetersi del dolore e la debolezza non fossero ancora riconosciuti dalla maggior parte dei medici. La Lange morì di cancro esofageo l’11 ottobre 1965 a San Francisco, in California, all’età di settant’anni.

Dorothea Lange, ci insegna che il mezzo fotografico ha un ruolo fondamentale a livello sociale.

Il sacrificio e la voglia di verità hanno reso questa fotografa una delle più importanti del mondo facendoci ben capire che tramite la passione e lo sforzo si possono raggiungere anche traguardi impensabili prima. Per Dorothea Lange la macchina fotografica è stata una “grande maestra”, uno strumento per osservare e imparare dal mondo, cercando di vivere “una vita visiva”. Affermava che “bisognerebbe utilizzarla come se il giorno dopo si dovesse essere colpiti da improvvisa cecità”.

Dorothea Lange era  una commentatrice culturale che usava la cinepresa per registrare con precisione senza mai interferire con gli avvenimenti politici del tempo. Le sue fotografie rimangono iconiche.

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