BILL BRANDT

Paese: Germania / Regno unito
Nascita: 1904 | Morte: † 1983
Web: www.billbrandt.com

Hermann Wilhelm Brandt, meglio noto come Bill Brandt (Amburgo, 2 maggio 1904 – Londra, 20 dicembre 1983), è stato un fotografo britannico, il più illustre dei fotografi inglesi del Novecento, anche se tedesco di nascita, poi naturalizzato inglese. La sua produzione è stata multiforme e si è confrontato con generi come il reportage, il ritratto ed il paesaggio, oltre al nudo per il quale è divenuto famoso.

Nasce in una famiglia benestante: il padre discendeva da una famiglia inglese, la madre, tedesca, aveva origini russe. Trascorre l’infanzia a Schleswig-Holstein. Ancora ragazzo si sposta in Svizzera dove si ammala di tubercolosi e viene ricoverato nel sanatorio a Davos, un luogo che vide scrittori e personaggi celebri trascorrervi lunghi periodi, come Robert Louis Stevenson, Thomas Mann ed altri, tutti per motivi di salute.

Dimesso fra il ’26 e il ’27, si trasferisce a Vienna, forse inseguendo l’idea di una cura psicoanalitica, forse soltanto per raggiungere uno dei suoi tre fratelli, Rolf, che là ha intrapreso la propria carriera di grafico; sarà lui a presentarlo alla dottoressa Eugenie Schwarzwald, noto personaggio dell’intellighenzia viennese, che spinge il giovane Bill a dedicarsi alla fotografia trovandogli un impiego presso lo studio dell’amica ritrattista Greta Kolliner. 

Frequentando casa Schwarzwald, Brandt ha modo di incontrare l’élite culturale del tempo, fra cui Ezra Pound, con l’aiuto del quale diventerà assistente nello studio di Man Ray a Parigi. Presso il celebre fotografo e artista rimane solo tre mesi, durante i quali non arricchisce il suo bagaglio professionale di nuove nozioni, ma riceve piuttosto un fortissimo impulso creativo. Comincia a lavorare come freelance.

Nel 1931, per la prima volta, arriva in Inghilterra, dove poi si stabilirà definitivamente. Nonostante studiasse molto la lingua, non riuscirà a nascondere l’accento tedesco.  

Nel 1932 Brandt sposò Eva Boros, che aveva incontrato nello studio di ritrattistica di Vienna. A 29 anni, nel 1933, cambiò il suo nome in Bill e rinnegò il suo passato tedesco. In tale decisione potrebbe avere influito la svolta autoritaria e dittatoriale del nazismo. Nel 1934 si trasferisce a Londra e si stabilisce a Belsize Park. Brandt adottò la Gran Bretagna come casa sua e divenne il soggetto delle sue più grandi fotografie. 

La fotografia notturna è diventata una delle specialità di Brandt e Woman in Hamburg, St Pauli District (1933) potrebbe essere il suo primo esperimento nel genere. Brandt ha posato sua moglie, Eva, come prostituta nel quartiere a luci rosse di Amburgo. La famiglia e gli amici dovevano recitare molti ruoli nelle sue scene di documentario sociale.

© Bill Brandt - Halifax, 1937
© Bill Brandt – Halifax, 1937

Mosso da un interesse genuino verso il sociale, Bill lavora intensamente per dare alle stampe un libro fotografico dal titolo “The English at Home”, il quale, uscito per la prima volta nel ’35, urta la sensibilità britannica mostrando troppo esplicitamente le disparità di classe che la “Depressione” ha acuito. La mancanza di consenso è tale da farlo ritirare, ma la sua riedizione dopo un anno, in un mutato clima politico, fa del libro un trampolino di lancio per la carriera di Brandt. Così nel 1938, Arts Métiers Graphiques pubblica subito sia in Gran Bretagna sia in Francia il suo “A night in London”, che si preannuncia un sicuro successo, anche perché considerato come la versione inglese del volume di Brassai “Paris by Night”. La sua fotografia lotta contro il capitalismo fondato sulle sperequazioni di classe, e contro i condizionamenti repressivi della borghesia, senza ricercare la verità, ma cercando piuttosto un’interpretazione creativa.

A sua disposizione ebbe i mezzi tecnici, nuovi per l’epoca, come il flash, che usò spesso in combinazione alla luce ambientale – la cui sperimentazione, anche se risaliva ad un secolo prima, trovò la sua migliore applicazione proprio in quegli anni, quando cioè si riuscì a superare i lampi al magnesio – e la Rolleiflex, una reflex biottica che egli scelse perché alla maneggevolezza univa un formato adatto ai tagli in stampa e all’accurato lavoro di camera oscura cui Brandt si dedicava personalmente.

Brandt diventò fotoreporter e giornalista, pubblicando spesso le sue ricerche sociali su importanti riviste britanniche come Lilliput, Picture Post e Weekly illustrated. Le sue fotografie verranno pubblicate anche su Harper’s Bazaar

Il suo impegno sociale è costante, e una nuova incisiva tappa nella sua denuncia del malessere di quel triste periodo, è rappresentata dalle fotografie che scatta agli abitanti del nord industriale dell’Inghilterra. Apprezzato per la sua attività di reporter impegnato, allo scoppio della II Guerra Mondiale, per conto del Ministero dell’Informazione britannico, egli documenta la condizione dei Londinesi durante i blackout, e all’interno dei rifugi approntati per far fronte ai raid aerei tedeschi.

Nel 1941, come conseguenza alle incursioni aeree naziste su obiettivi di carattere storico e artistico (dette “Baedeker Raid” dal nome di una nota guida turistica), viene costituito il National Buildings Record, il quale ha lo scopo di raccogliere un’accurata documentazione delle opere architettoniche passibili di essere distrutte o danneggiate, in vista di un restauro o di una ricostruzione futura; al suo servizio Brandt è chiamato per una registrazione fotografica di chiese e cattedrali. Le sue immagini dei siti più colpiti, come ad esempio Bath, accompagnano intanto i drammatici articoli di Picture Post.

Nel corso degli anni ’40 sperimentò anche altri settori della fotografia: il ritratto ad artisti e intellettuali, il nudo, per il quale è noto al grande pubblico e il paesaggio, per il quale, in quegli anni, scattò una intensa serie di vedute cariche di echi letterari, come le dense atmosfere “romantiche” che richiamano i romanzi e le poesie delle Sorelle Brontë e di Thomas Hardy, che usciranno sulla rivista Lilliput e nel volume Literary Britain nel 1951.  

Nel 1944 acquistò una Kodak di seconda mano. La macchina fotografica, equipaggiata con un grandangolo, che era appartenuta a Scotland Yard nel XIX secolo con lo scopo di scattare foto delle stanze dove si commettevano i crimini, gli permetteva di creare affascinanti distorsioni ottiche, come lui stesso amava dire, di vedere il mondo attraverso gli occhi di un topo, di un pesce o di una mosca. Ha iniziato di sperimentare un linguaggio drammatico e misterioso. Negli anni ’60 la sostituisce con una Hasselblad.

“Camera in London”, terzo libro di Bill Brandt – contenente una raccolta d’immagini scattate nell’arco dei vent’anni trascorsi a Londra, nonché un suo illuminante saggio sulla fotografia – esce nel ‘49.

Diminuite le tensioni e sparite le disuguaglianze sociali nel dopoguerra Brandt si concentra soprattutto sui suoi particolari nudi. É ormai del tutto esplicita quella vena surrealista, che fino allora aveva solo in parte dissimulato. Le raffigurazioni di Brandt si liberano dai canoni formali e trovano nel corpo femminile il soggetto ideale di espressione. Attraverso la distorsione Brandt ritrae donne inquietanti, dai volti assenti e dai corpi allungati ed esasperati che entrano a far parte di ambientazioni naturali: le spiagge della Normandia e del Sussex. Donne mute, misteriose, distanti, rinchiuse in stanze opprimenti che raccontano incubi e paure. Brandt ha sfruttato, nel catturare le sue immagini, i nuovi strumenti tecnici a sua disposizione. Tra questi, il flash, che il fotografo inglese usa spesso d’appoggio alla luce ambientale naturale, la Rolleiflex biottica con un formato (5,7 x 5,7) adatta ai tagli della stampa e ancora la Kodak senza otturatore dall’eccessivo effetto grandangolare. Allontanandosi dai canoni vigenti il fotografo inglese ha sperimentato con l’immagine nella continua esigenza di guardare il mondo con occhi sempre nuovi. Il suo trattamento peculiare in camera oscura completava le immagini in bianco e nero con un ampio trattamento dei toni e un caratteristico contrasto. Le fotografie raccolte nel volume “Perspective of Nudes”, pubblicato nel ’61 a Londra e New York, sono unanimemente considerate il capolavoro di una nuova poetica che dialoga con l’arte contemporanea.

© Bill Brandt - Baie des Anges, 1959
© Bill Brandt – Baie des Anges, 1959

A breve distanza esce un’antologia dell’opera di Bill Brandt, “Shadow of Light”. Da allora in poi si susseguono mostre e riconoscimenti: nel 1969 la prima retrospettiva al MOMA di New York, diretta niente meno che da Edward Steichen, il quale anni prima aveva chiesto a Brandt di prender parte alla celebre esposizione collettiva “The Family of Man”; poi ancora una retrospettiva a Londra presso la London’s Hayward Gallery. Nel ’78 è nominato “Royal Designer for Industry” dalla Royal Society of Arts e, l’anno dopo, viene insignito da parte della Royal Photografic Society della Silver Progress Medal.

Le sue fotografie entrano a far parte di importanti collezioni, come quelle del London’s Victoria and Albert Museum, del MOMA, del Rochester’s International Museum of Photography, della Paris’ Biblioteque National, che possiede il fondo più vasto delle sue stampe.

Negli ultimi anni di vita, affetto da lungo tempo da diabete, la sua salute è fragile. A causa di un glaucoma, la vista continua a peggiorare rendendogli sempre più difficile quel controllo delle proprie stampe, cui tiene da sempre ad occuparsi personalmente.

Bill Brandt muore a Londra nel Dicembre del 1983, dopo una breve malattia, lasciando Noya, ultima delle tre mogli, dalle quali non ha avuto figli. Le sue ceneri vengono sparse a Holland Park, dove amava recarsi a passeggiare ogni giorno. Bill Brandt è stato uno dei primi fotografi ad avere creato uno stile unico. Pur consentendo al vocabolario della sua arte di evolversi costantemente, ha creato un linguaggio illuminato che si fonda sulla base dell’alleanza tra forma e contenuto, frutto di sperimentazione, esplorazione dell’immaginario ed indagine approfondita.

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